Solimini aggredisce una compagna con una catena
by lavoriincorso on Apr.03, 2010, under Generale
Comunicato Collettivo Lavori in Corso
Oggi 31 Marzo 2010 , intorno alle 15:30, durante l’ assemblea del Collettivo Lavori in Corso, Angelo Solimini, che collabora con Blocco Studentesco, è entrato nell’aula autogestita di Lettere e Filosofia ed ha aggredito una compagna, armato di catena e coltello. I compagni lo hanno immobilizzato e allontanato dall’aula. Alla fine Angelo Solimini, che domani avrebbe dovuto tenere una Conferenza stampa con Blocco studentesco, è stato portato via dalla polizia.
Da tempo il Collettivo Lavori in Corso denuncia l’ instabilità di Angelo Solimini , infatti questa mattina sono stati fatti protocollare in tutte le facoltà dell’ Ateneo di Tor Vergata dei documenti riguardanti la sua diffida ,da parte del Collettivo Lavori in Corso. Ricordiamo che si tratta della stessa persona , che il “giornalista” Fabio Perugia, il giorno 25 Marzo 2010, difendeva in un articolo del quotidiano “Il Tempo”.
Collettivo Lavori in Corso
COMUNICATO UFFICIALE
by lavoriincorso on Mar.31, 2010, under Generale
Il Collettivo Lavori in Corso
da sempre ha avuto come battaglia
fondamentale l’antifascismo.
Mai è sceso a patti e mai scenderà a patti con vili servi squadristi.
Dopo l’infame aggressione subita lunedì 15 e martedì 16 marzo non
regge la farsa di una conferenza, messa in piedi da chi sta
approfittando di una persona a cui manca la lucidità e la capacità di
discernere le cose.
Angelo Solimini è stato da tempo allontanato dal Collettivo Lavori in
Corso, è un individuo che parla solo a proprio nome e nulla ha a che
vedere con la nostra struttura nonostante continui ad usare il nome del
nostro Collettivo.
Di queste azioni, Solimini risponderà in prima persona nelle sedi
opportune.
Ribadiamo la nostra estraneità all’organizzazione e alla
partecipazione alla conferenza di domani, giovedì, presso la Facoltà di
Economia.
Condanniamo il comportamento del Rettore Prof. Lauro che
permette a persone che hanno ancora le mani sporche di sangue di
ritornare nel nostro Ateneo.
E’ ormai sotto gli occhi di tutti che Rettore, fascisti e qualche
giornalista “pennivendolo” asservito lavorano su un fronte comune per
far si che blocco studentesco si insedi a Tor Vergata, fino ad usare ed
approfittare di persone che non sono in grado di ragionare lucidamente.
Vorrebbero ma non ci riusciranno. Ora e sempre, resistenza.
Collettivo Lavori in
Corso
Roma, 31 marzo 2010
LA RISPOSTA ALLE AGGRESSIONI SQUADRISTE: 500 AL CORTEO ANTIFASCISTA!
by lavoriincorso on Mar.27, 2010, under Generale
FUORI IL FASCISMO DALL’UNIVERSITA’!
In risposta alle aggressioni squadriste che si sono verificate dentro e fuori la facoltà di Giurisprudenza a Tor Vergata la scorsa settimana ad opera dei neofascisti di Blocco Studentesco e Casapound, oggi un corteo di oltre 500 persone ha sfilato da Medicina al Rettorato in solidarietà agli studenti e studentesse aggrediti/e e ai compagni denunciati.
Nonostante si siano susseguite in questi giorni voci di “disordini” messe in giro dai “protettori” di questi picchiatori che hanno contribuito a tenere il clima teso, in molti non si sono fatti spaventare e hanno ribadito che l’ateneo di Tor Vergata resterà del tutto inospitale a chi, “stipendiato” per aggredire, tenterà di costruirsi una legittimità che non avrà mai.
Oltre a studenti, ricercatori, professori e personale tecnico-amministrativo del nostro ateneo hanno partecipato collettivi di Sapienza, Roma3, università di Napoli, l’assemblea antifascista dei Castelli Romani e delegazioni da Modena e altre città.
Nonostante il tentativo di far passare il corteo solo esternamente alle facoltà, la determinazione dei presenti ha fatto si che si riuscisse a sfilare in quella di Scienze e raggiungere poi la sede del Rettorato, blindata e chiusa (con sequestro dei dipendenti…), dove è stata consegnata la lettera per chiedere le immediate dimissioni di Renato Lauro, tra i responsabili delle violenze di lunedì e martedì 15 e 16 marzo.
Inoltre, è stato richiesto all’amministrazione di costituirsi parte civile per eventuali futuri processi e di annullare il vergognoso Senato Accademico che si svolgeva mentre i camerati di Blocco e Casapound creavano il terrore.
Ribadiamo che la verità è una ed una sola: ci sono state due aggressioni fasciste operate da elementi noti (sprangatori di Piazza Navona) molti dei quali “sovraetà” ed esterni al contesto universitario, in pieno giorno, con evidente complicità delle forze dell’ordine.
Di questo nel nostro ateneo non si vuole parlare perché all’amministrazione e agli organi collegiali non va che Tor Vergata finisca sotto i riflettori, fosse mai che qualcuno decida di vedere cosa accade in questo angolo di città.
Dei fascisti oggi nemmeno l’ombra, a parte qualche “telefonista”.
Casapound e Blocco Studentesco sono organizzazioni fasciste e come tali vanno trattate.
Antifascisti/e di Tor Vergata
Roma – Tor Vergata – 25 marzo
http://uniroma.tv/?id_video=15384
TOR VERGATA – CORTEO ANTIFASCISTA – GIOVEDI 25 MARZO – ORE 13.00 – RITROVO A MEDICINA
by lavoriincorso on Mar.22, 2010, under Generale

Appello
per il corteo antifascista di Tor Vergata
Tutti sono a
conoscenza che le organizzazioni denominate "Blocco Studentesco"
e "Casapound" sono dichiaratamente neofasciste.
Tutti sanno
che si tratta di picchiatori allenati a far male, ad agire in branco
e ben protetti dai piani alti della politica e delle forze
dell’ordine mandati nelle strade con la chiara funzione di provocare
e reprimere.
Una delle
vecchie armi del Potere che insieme ad un complesso sistema di
controllo ha come obiettivo quello di limitare la libertà di
autogestione delle nostre vite affinché resti sempre alto
l’interesse del capitale.
Tutti
ricordano gli sprangatori tricolori che furono cacciati da Piazza
Navona e,del loro tentativo di infiltrarsi nel movimento studentesco
(come sarebbe piaciuto a Francesco Cossiga..).
Tutti sanno
che i "fascisti del terzo millennio" sono un fenomeno
mediatico, costruito a tavolino e pubblicizzato attraverso alcuni
mezzi di informazione per renderli più presentabili all’opinione
pubblica.
Tutti sanno
che a Roma e dintorni non superano la cifra di 100 persone, dai 20 ai
50 anni di età, di cui si conoscono i "curriculum".
Tutti sanno
che è dal giugno 2008 che i neofascisti di questi gruppi tentano di
mettere radici nell’Ateneo di Tor Vergata e che, per questo motivo,
hanno sempre e ribadiamo SEMPRE, trovato una forte resistenza.
Tutti,
amministrazione dell’Ateneo in primis, erano informati sulle minacce,
le intimidazioni e le aggressioni fisiche che Blocco Studentesco,
coadiuvato dai "vecchi" di Casapound, ha perpetrato dentro
l’università di Tor Vergata dai primi casi di ottobre 2008 fino
all’ultimo datato il 27 gennaio scorso.
Nell’impossibilità
per loro di poter trovare agibilità nel secondo Ateneo romano ed in
vista delle elezioni regionali, nelle quali appoggiano Renata
Polverini, e di quelle studentesche previste tra poche settimane, i
neofascisti di Blocco e Casapound ce li siamo ritrovati a
Giurisprudenza, sede del Rettorato, per di più patrocinati e
finanziati dall’Università stessa, presentandosi attraverso
un’associazione ad essi legata.
Da studenti
e studentesse antifascisti/e abbiamo nuovamente agito, pur sapendo di
quali infamate possono essere capaci questi soggetti e di quali
importanti sostegni politici essi godono.
Sia lunedì
15 che martedì 16 si è trattato di due AGGRESSIONI FASCISTE: cinque
studenti, una studentessa e un impiegato dell’università feriti
dagli squadristi e refertati al Policlinico lunedì mattina. Otto
studenti ed una studentessa fermati dalla Polizia durante il secondo
agguato ed un altro studente ferito.
Respingiamo
ogni tentativo di equiparazione ed equidistanza con organizzazioni
squadriste perché il Collettivo e gli altri studenti/esse
antifascisti/e hanno sempre agito alla luce del sole e mai si sono
resi responsabili di episodi di violenza in oltre venti anni di
attività.
Non staremo
qui a piangerci addosso né rinunceremo al nostro costante impegno
nelle lotte dentro e fuori un’università che rimarrà impermeabile
alle infiltrazioni di razzisti, omofobi e fascisti come quelli che
continuiamo a trovarci dinnanzi. La nostra presenza qui, insieme
ai/alle feriti/e, dimostra che i loro piani sono già falliti.
Quello che
sta avvenendo coinvolge tutti/e, ed è ai singoli e alle realtà che
ci rivolgiamo, affinché continuino non solo ad esprimerci la propria
solidarietà ma siano effettivamente presenti nelle forme e nelle
pratiche ritenute più opportune. Ciascuno faccia la propria parte,
noi la stiamo già facendo, da sempre.
Invitiamo
tutti/e a partecipare al corteo antifascista che abbiamo convocato
per
giovedì
25 marzo, con ritrovo alla 13.00 nei pressi della Facoltà di
Medicina
(via
Montpellier – capolinea ATAC 500).
Attraverseremo
il campus universitario per giungere a inchiodare alla proprie
responsabilità l’amministrazione presso il Rettorato. Sappiamo bene
che i fascisti in Italia hanno sempre fatto comodo ai poteri forti
che li manovrano e possono quindi contare su chi li sostiene, chi li
copre, chi li finanzia, chi li benedice e chi con la propria "fattiva
indifferenza" si rende complice del loro operato e trae
beneficio dai loro servigi.
La
"normalizzazione" della loro presenza a Tor Vergata, in
città e nel resto del Paese non è stata e non potrà mai essere
accettata e tollerata. Non lo è stato nel 2008, non ci sono riusciti
nel 2009 e così sarà nel 2010.
Roma, 21
marzo 2010
Collettivo
"Lavori in Corso" e antifascisti/e di Tor Vergata
Adesioni:
clic@autistici.org
CORTEO ANTIFASCISTA
by lavoriincorso on Mar.21, 2010, under Generale
“IL VOLANTINO SCOMODO”
by lavoriincorso on Mar.18, 2010, under Generale
Oggi, 15 marzo, l’ateneo di Tor Vergata ospita, finanzia e patrocina organizzazioni neofasciste
coperte da sigle di “innocue” associazioni onlus.
Dal 2008 ad oggi, gli squadristi di “Blocco Studentesco” e “Casapound” tentano invano di farsi
largo con i loro “progetti” di chiaro stampo neofascista nella seconda università di Roma.
Solo la mobilitazione degli studenti durante la lotta contro la legge Gelmini, le iniziative della
primavera del 2009 e la continua informazione hanno reso il terreno impraticabile per questi
lecchini al servizio di palazzinari quali Caltagirone e il sindaco di Marino, Adriano Palozzi.
“Sprangatori tricolori” a Piazza Navona e talmente “rivoluzionari” da voler intitolare a “Bottino”
Craxi strade e piazze in tutta Italia, "Blocco Studentesco" e "Casapound" si autodefiniscono
"fascisti del terzo millennio", in tutto e per tutto similmente infami a quelli del secondo, servi
pagati da imprenditori e politici, da utilizzare nei confronti di chi lotta per una società diversa.
Minacce, intimidazioni e aggressioni squadriste che si sono susseguite in ateneo durante questi
mesi, mai riportate dagli organi di stampa di regime, non sono servite loro per farsi accettare.
Stavolta si presentano sotto le insegne della “Comunità solidarista Popoli”, fondata da Franco
Nerozzi, condannato (patteggiato) a seguito di un’ inchiesta partita nel 2002 per reclutamento e
traffico di armi e mercenari da spedire in giro per il mondo per destabilizzare quei governi contrari
ai progetti speculativi e devastanti ad opera di alcune multinazionali "committenti" di tale onlus.
Della cosiddetta “autodeterminazione dei popoli” a loro non interessa nulla, altrimenti si
occuperebbero in qualche modo anche dei Baschi, degli Zapatisti in Messico, dei Curdi in Turchia,
ecc… che rivendicano un modello di società basato sull’uguaglianza di tutte le persone senza lo
sfruttamento e la prevaricazione degli uomini su altri uomini, libero cioè dal capitalismo.
Queste associazioni oggi presenti, tra cui la “Laogai Foundation”, godono di appoggi partitici bipartisan,
in particolare dei “Radicali” di Emma Bonino la quale con “Nessuno tocchi Caino” sta
tentando di riciclare e riabilitare agli occhi dell’opinione pubblica la coppia di stragisti neofascisti
più famosa d’Italia, ovvero la Mambro e Fioravanti (strage della stazione di Bologna e non solo).
Ma l’università dove studiamo quotidianamente è famosa perché impicci e imbrogli non sono mai
mancati, a cominciare dal collegamento tra gli affari di Balducci (incaricato del governo per gli
appalti dei “grandi eventi”) e l’attuale Rettore Renato Lauro (lo “zio” delle intercettazioni), allo
sperpero di denaro pubblico per le “buche” che dovevano essere le piscine dei mondiali di nuoto
(Veltroni&co.), alla vendita della facoltà di Giurisprudenza per poi farsela affittare fino a ripagarla
quasi del tutto (alla “Nabucco”, cioè a “Risorse per Roma”), all’utile acquisto (in tempi di crisi e di
licenziamenti) di 8 bronzi per celebrare il “Bimillenario Cristiano” alla modica cifra di oltre 3
milioni di euro pubblici, al dare in mano alle banche il Policlinico attraverso una Fondazione, alla
stessa nascita di Tor Vergata nata da un finanziamento a Nicoletti della Banda della Magliana.
A tutto questo schifo continueremo ad opporci e invitiamo tutti/e a non restare indifferenti.
Per la libertà dei popoli oppressi contro i neofascisti dell’associazione “Popoli”,
Tor Vergata si conferma Tor Vergogna.
Tor Vergata: dopo i 7 feriti di ieri, altre pesanti aggressioni squadriste in ateneo durante la seduta del Senato Accademico.
by lavoriincorso on Mar.16, 2010, under Generale
Oggi alle 15.00 si è riunito il Senato Accademico di Tor Vergata, luogo in cui si voleva far esprimere l'Ateneo in
merito ai fatti accaduti ieri durante i quali 40 neofascisti di “Casapound” e “Blocco Studentesco” provenienti da
tutta Roma e provincia hanno aggredito venti studenti e studentesse che stavano iniziando un volantinaggio a
Giurisprudenza per smascherare la prima iniziativa pubblica di questi soggetti, coperta dal prestanome di una
onlus ad essi collegata (“Comunità solidarista Popoli”).
Ieri sono stati feriti e medicati in diversi pronto soccorso della città cinque studenti, una studentessa e un
lavoratore dell'ateneo tutti/e colpiti/e ripetutamente alla testa, con nasi e braccia fratturate, traumi causati da
pugni, calci, cinghiate, caschi ed altri oggetti contundenti. La polizia già presente in loco non ha fermato i
neofascisti che hanno poi continuato ad effettuare ronde squadriste dentro e fuori Giurisprudenza.
Oggi è successo ancora di peggio, se possibile.
Davanti al Rettorato dal primo pomeriggio erano presenti un centinaio di fascisti armati di spranghe, bastoni,
manganelli telescopici, cinghie e caschi che hanno impedito al rappresentate del Collettivo di prendere parte al
Senato Accademico e agli altri studenti e studentesse che lo stavano accompagnando di avvicinarsi,
aggredendoli sotto gli occhi delle forze dell'ordine che hanno permesso agli squadristi di fare i loro comodi.
C'erano oltre ai 40 di “Casapound” e “Blocco Studentesco” altre decine di camerati da loro reclutati per
l'occasione.
La polizia era presente sia a Lettere, da dove ci si stava trasferendo a seguito della conferenza stampa da noi
indetta, che a Giurisprudenza e ha collaborato attivamente alla riuscita dell'agguato squadrista che ha per altro
portato al fermo di 7 ragazzi antifascisti che si trovano presso il commissariato di zona.
Il Rettore e gli altri componenti del Senato Accademico hanno continuato, come se nulla stesse succedendo, ad
eccezione di due senatori accademici (RDB e CGIL) che hanno chiesto invano la sospensione della seduta per
quanto accadeva all'esterno e per il fatto che ad un senatore è stato impedito fisicamente di esercitare il suo
diritto a partecipare alla seduta.
Dopo l'aggressione fascista di ieri, il Rettore è stato inoltre protagonista di un provvedimento disciplinare
vergognoso: ha annunciato di voler bloccare le iniziative studentesche fino al mese di maggio. Reputiamo tale
misura cautelativa sbagliata e del tutto fuori luogo rispetto ai fatti accaduti.
Sono quasi due anni che denunciamo i tentativi portati avanti tramite minacce, intimidazioni e aggressioni
fisiche dai neofascisti di queste organizzazioni alleate con Azione Universitaria e PdL che li hanno sempre
coperti e tutelati politicamente per via di comuni accordi elettorali.
Dopo l'ennesima aggressione il Rettore Renato Lauro e l'Amministrazione dovranno assumersi la responsabilità
politica e giuridica di quanto avvenuto in Ateneo, per aver permesso una seconda volta, dopo aver visto i
corridoi insanguinati, a questi picchiatori di farla da padroni nell'Ateneo di Tor Vergata.
Convochiamo quindi un'assemblea pubblica d'ateneo per giovedì alle ore 13.00 presso la Facoltà di
Lettere e, a seguire, nel pomeriggio un'assemblea cittadina sempre a Lettere a Tor Vergata per portare
alla luce la verità e la gravità dei fatti che si stanno susseguendo in questi giorni.
Invitiamo studenti, ricercatori, professori e realtà sociali e politiche a partecipare a questi appuntamenti dove
sarà illustrato quanto avvenuto e per dare un'immediata risposta a questa pesante situazione.
Invitiamo tutti/e ad esprimere pubblicamente la propria solidarietà nelle forme che ciascuno riterrà più
opportuno.
Fascisti, “padrini” istituzionali e forze dell'ordine stanno portando il panico e la violenza a Tor Vergata per
questioni politiche ed economiche che vanno contro gli interessi di studenti e collettività.
Nonostante tutto, non ci riusciranno.
GIOVEDI' 18 MARZO – ORE 13.00 – FACOLTA' DI LETTERE E FILOSOFIA – ASSEMBLEA D'ATENEO
SUBITO DOPO, A SEGUIRE, ASSEMBLEA CITTADINA SEMPRE A LETTERE E FILOSOFIA
Festa del collettivo LAVORI IN CORSO
by lavoriincorso on Mar.12, 2010, under Generale
—- Sabato 27 Marzo dalle 21.30 all’ I’PO’ di Marino in Via del Giardino Vecchio 1—-
Sottoscrizione LIBERA!!!!
Niente mimose…
by lavoriincorso on Mar.08, 2010, under Generale

Chi ci conosce sa
che dell’otto marzo non ci importa molto. E’ una occasione per parlarne
ma noi ne parliamo tutto l’anno. Non ci piacciono le mimose, gli
auguri, le celebrazioni
perchè per noi queste sono giornate di lutto in cui tutto ci ricorda
ancora di più che ci sono mille donne a morire, mille donne a soffrire,
mille donne a urlare, altrettante a restare inascoltate. Mille ogni
giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.
Noi non usciamo da "sole" l’otto marzo per andare a rinchiuderci dentro un ristorante o un club privee che specula
sul nostro lutto. Non ci importa di andare ad adorare un macho che vuol
farci provare il brivido di un muscolo esibito. Non ci importa niente
di miti televisivi che sfileranno nelle discoteche per le donne, di
questo bagno di tronisti, ballisti, isti…
A noi delle donne
interessa davvero e ci interessa anche degli uomini con i quali
cresciamo insieme ogni momento. Ma le donne sono nostre sorelle e le
ringraziamo tutte per i loro sforzi, per le loro battaglie quotidiane,
per ogni scelta difficile che fanno ogni giorno perchè qualunque loro
piccola o grande conquista è e sarà sempre una piccola o grande
conquista per tutte noi. Qualunque donna si ribelli, dia voce alle sue
speranze, alle sue esigenze, alle sue rivendicazioni, sta urlando per
tutte noi e assieme a noi.
Se una donna
dice Basta! tutte noi diciamo Basta! Se una donna dice di No, siamo
tutte lì a dire di No. Per ogni donna stuprata, ferita, picchiata,
umiliata, offesa, siamo tutte parte lesa.
Siamo grate a
ogni donna per quello che ci ha permesso di fare oggi. Ad ogni donna
che ci ha restituito un briciolo di libertà. Ad ogni donna che ci ha
permesso di studiare, leggere, scrivere, esprimerci, sapere,
partecipare, amare, ridere, ballare, giocare, godere, conoscere,
lavorare, scegliere. Siamo grate ad ogni donna che con la sua lotta ci
ha permesso di esistere. Ad ogni donna che con il suo lavoro ci ha
aperto la strada per la nostra autonomia economica. Ad ogni donna
precaria, disoccupata, che lotta per il suo e il nostro diritto ad
avere un posto di lavoro. Ad ogni donna che lotta per il suo e il
nostro diritto ad avere un reddito, una casa, una vita decente. Ad ogni
donna che smette di usare la parola "conciliazione", riferita al tempo
in cui noi dovremmo spartire la nostra pelle tra ruoli di cura e
lavoro, e comincia ad usare la frase "diritto ai servizi a tutela delle
lavoratrici", meglio se full time. Ad ogni donna che non si è arresa,
ha resistito e combattuto per le proprie idee, per poter essere quello
che voleva, per poter amare chi voleva, per vivere la sessualità nel
modo in cui lo preferiva. Ad ogni donna che si è ribellata alla
violenza maschile. Ad ogni donna che ha condiviso la propria dolorosa
storia e la propria esperienza di riscatto affinchè le altre potessero
trarne insegnamento. Ad ogni donna che ha smesso di piangere, che si è
rifiutata di essere una martire, un capro espiatorio, un agnello
sacrificale, che ha mandato a quel paese l’idea di sacrificio che tutti
le imponevano, per il bene della patria, della famiglia, dei mariti,
dei padri, dei padri dei padri, e che ha deciso di vivere la sua vita
da protagonista, lottando, scegliendo, presente a se stessa, sempre.
Grazie alle donne
tutte, biologiche e non. Grazie alle donne che ci hanno permesso di
dire quello che stiamo dicendo senza correre il rischio di finire
ammazzate, in galera o in manicomio. Grazie alle donne che ci hanno
permesso di scegliere un presente e un futuro per noi stesse.
Grazie
alle nostre nonne per le grandi sofferenze che hanno patito e per aver
aperto un varco per ciascuna di noi. Grazie alle nostre figlie perchè
ci rimettono in discussione, perchè ci mostrano nuovi metodi, nuove
pratiche, altri necessari obiettivi, perchè vorremmo lasciare loro un
mondo meno crudele di quello presente avendo il tempo di godercelo
almeno un po’. Grazie alle nostre mamme che ci hanno protetto da padri
violenti, possessivi, arrabbiati e che ci hanno permesso di sfuggire a
matrimoni imposti o alle attenzioni di maschi di famiglia "troppo
premurosi". Grazie a quelle donne che ci hanno curato e che si sono
prese cura dei nostri figli per permetterci di essere studentesse e
lavoratrici emancipate. Grazie per ogni attenzione, ogni ricetta di
cucina, ogni consiglio privato, ogni suggerimento riferito come fosse
una magia di orecchio in orecchio affinchè arrivasse a noi, affinchè il
nostro destino potesse compiersi in modo diverso. Affinchè il nostro
destino potesse trasformarsi nella determinazione consapevole e
responsabile della nostra vita, della nostra maternità, della nostra
sessualità.
Siamo grate
alle donne con le quali andiamo d’accordo, a quelle con cui discutiamo,
litighiamo perfino, perchè ciascuna ci permette di crescere e ciascuna
rappresenta un granello di passione che unito agli altri diventa pura
energia, temibile, grandiosa, eccezionale in ogni azione realizzata e
in ogni piccolo o grande progresso fatto. Siamo grate alle donne che la
pensano come noi e a quelle che non la pensano esattamente come noi.
Siamo grate a tante ma non a tutte.
C’è bisogno
di fare distinzioni in questa giornata "istituzionalizzata" perchè non
si pensi che tutte le donne fanno bene alle donne. Ce ne sono di
devastanti e deleterie per se stesse e per tutte noi. Ci sono donne
sessiste che sfruttano i corpi delle donne tanto quanto gli uomini. Ci
sono donne razziste che votano o promulgano leggi in cui è scritto che
le donne straniere saranno deportate dentro centri di identificazione ed espulsione
e lì umiliate, private delle loro speranze e delle loro vite, stuprate.
Ci sono donne razziste che non sono mai turbate quando ascoltano donne
che vengono da paesi lontani e che per arrivare hanno vissuto
l’inferno, sono passate di stupro in stupro per poi essere respinte in
mare, ammazzate tra le acque del mediterraneo o riconsegnate ai loro
aguzzini stupratori. Ci sono donne fasciste che obbediscono al
patriarcato e sono le nostre kapo’ perchè ci vogliono tutte piegate e
sottomesse al volere degli uomini, ci impongono una sessualità mutilata
e costretta al solo scopo riproduttivo, ci costringono a soffrire per
qualunque scelta di libertà compiuta, marchiano i nostri uteri e
inzozzano il nostro cammino di libertà con mille ostacoli che non
possiamo perdonare perchè non c’è sorellanza con quelle donne che
vogliono distruggerci, neanche se lo fanno per realizzare la loro
emancipazione sulla nostra pelle. Nulla giustifica la crudeltà,
l’egoismo, la miseria delle loro scelte, dei loro pensieri e delle loro
parole.
Perciò a loro
lasciamo i ristoranti e i fiorellini e noi ci prendiamo il rispetto per
le lotte compiute e per quelle che continuiamo a realizzare, in questo
percorso difficilissimo in cui è fondamentale lottare per esistere,
oggi più che mai giacchè le conquiste fatte sono messe a gravissimo
rischio e molti regressi purtroppo si sono già verificati.
A pugno chiuso,
sorelle, a testa alta, orgogliose, fiere, felici, in pubblico, in
privato, in piazza, sul posto di lavoro, a scuola, in casa, ogni giorno
a sputare su hegel, sul maschilismo e sul patriarcato. Abbiamo mille
sassi che ci hanno lanciato addosso per lapidarci, lastricare la nostra
strada di spigoli appuntiti, appesantirci per non farci arrivare mai
alla meta. Una pietra ciascuna. Una dopo l’altra. Il patriarcato non
potrà resistere a lungo.
Vogliamo
l’uguaglianza, per ogni essere umano. Nessuna persona dovrà mai più
essere sottomessa, sfruttata e discriminata. Nessuna persona dovrà mai
più subire quello che abbiamo subito e che ancora subiamo noi.
con amore e rabbia
le Fike Sicule
– AMNESIE DEL III MILLENNIO –
by lavoriincorso on Feb.19, 2010, under Generale
Giovedì 25 Febbraio nella facoltà di Lettere e Filosofia di Tor Vergata
un’intera giornata sarà dedicata al ricordo delle pratiche nazifasciste attuate nei Balcani.
Episodi evidentemente scomodi e appositamente rimossi dalla memoria del nostro Paese
AMNESIE DEL TERZO MILLENNIO
“Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma
quella del bastone. I confini dell’Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possono
sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani”
In seguito al Trattato di Rapallo, firmato nel 1920 tra il Regno d’Italia e quello dei Serbi, Croati e Sloveni, furono annesse
all’Italia Gorizia, Trieste, l’Istria e Zara (in seguito anche Fiume).
P.N.F.” Comando Squadristi – Dignano Attenzione! Si proibisce nel modo più assoluto che nei ritrovi pubblici e per le strade
di Dignano si canti o si parli in lingua slava. Anche nei negozi di qualsiasi genere deve essere una buona volta adoperata
SOLO LA LINGUA ITALIANA.
Noi Squadristi, con metodi persuasivi, faremo rispettare il presente ordine “
Così, a chiari intenti, iniziò una sanguinosa repressione dell’identità etnica e un genocidio culturale, che tramite tutte le
pratiche care al regime fascista e ad i suoi servi cominciava dall‘italianizzazione forzata, con la proibizione dell’uso delle
lingue slovena e croata negli uffici pubblici.
Il Tribunale di Trieste emise nell’aprile del 1922 un’ordinanza che così prescriveva: "L’uso della lingua slovena nei Tribunali
di Trieste è assolutamente proibito sia negli atti che nei procedimenti orali ".
Il Regio Decreto del 7 aprile 1927 prevedeva la "restituzione in forma italiana dei cognomi originariamente italiani
snazionalizzati", che estendeva alla Venezia Giulia il precedente decreto n. 17 del 10 gennaio 1926, emanato per l’Alto
Adige. I prefetti nominarono speciali commissioni con l’incarico di formare gli elenchi dei cognomi da italianizzare. Dal 1928
al 1931 questi elenchi vennero pubblicati, e sulla Gazzetta Ufficiale cominciarono a comparire i decreti prefettizi che
imponevano la mutazione coatta dei nomi di intere famiglie.
Nel 1918 nella Venezia Giulia esistevano 541 scuole slovene e croate con circa 80.000 studenti. Un anno dopo, le scuole
erano già ridotte a 464, con 52.000 alunni. I primi ad essere colpiti furono gli insegnanti sloveni e croati. La riforma Gentile
dell‘inizio del 1924, all’art. 4 stabiliva che "in tutte le scuole elementari del Regno l’insegnamento è impartito nella lingua
della Stato". Gli insegnanti elementari sloveni dunque, per poter continuare ad insegnare nelle scuole italianizzate avrebbero
dovuto superare un esame di italiano entro l’aprile del ’24 stesso, ma molti vennero allontanati ancor prima dalle loro
occupazioni, essendo i licenziamenti in massa iniziati già dall’ottobre 1923.
Il "fascismo di frontiera" perseguiva una politica di imposizione di italianità, che ambiva ad accattivarsi le simpatie della
borghesia liberal-nazionale triestina e giuliana, nonché ad orientare la pubblica opinione contro la minoranza slava;
conseguenza diretta di questo programma di distruzione socio-culturale fu la fuga di gran parte delle minoranze della
Venezia Giulia. Secondo stime jugoslave emigrarono dai nuovi territori “italiani” all’incirca 105 mila sloveni e croati.
L’ imperialismo italiano, mirando esplicitamente all’egemonia del bacino adriatico, e trovando d’intralcio la popolazione
slovena e croata che iniziava a tendere verso l’annessione politica alla Jugoslavia,
stravolse l’eredità ideologica dell’ irredentismo (o di gran parte di esso) presentando la snazionalizzazione forzata come
propria "generosa concessione", che avrebbe portato questi popoli “inferiori” a far parte a pieno titolo della pretesa
"superiore civiltà italiana".
Entro l’inizio degli anni ’30 venne del tutto eliminata la vita associativa, culturale, politica ed economica slovena e croata (il
patrimonio economico delle associazioni sciolte passò, ovviamente, alle organizzazioni del regime fascista). In questo
stesso frangente temporale si svilupparono però organizzazioni di resistenza armata: secondo lo storico Sandi Volk, “la
nascita del movimento rivoluzionario armato significò la smentita delle tesi, sostenute ancora nel 1928 dal "Piccolo"
(quotidiano triestino di ispirazione fascista), sulla incapacità quasi "razziale" degli slavi di intraprendere azioni di resistenza
organizzate”.
Si trattava della rottura del cliché paternalista del "buon villico slavo", barbaro e sanguigno ma finalmente sottomesso,
incapace di mettere in dubbio gli equilibri nazionali del Potere.
Cambiò così (in maniera estremamente pericolosa per i fascisti) il paradigma del Croato e dello Slavo, che ora
pretendevano anziché subire. La minaccia era soprattutto rappresentata dal dilagante consenso raccolto da questi
movimenti nel contesto popolare, che riconoscevano come valida e dignitosa la strada della Resistenza.
“Il movimento nazional-rivoluzionario raccolse la sfida lanciata agli slavi dal fascismo, dal quale, come scriveva il giornale del
movimento, aveva imparato che l’ unico modo per ottenere i propri diritti era quello dell’ uso della violenza. Tale movimento
si trasfuse poi, praticamente senza soluzione di continuità […] nel movimento partigiano“.
Il periodo delle cosiddette “foibe istriane” va dalla seconda metà di settembre al 4 ottobre 1943, coincidendo con
l’insurrezione generale del popolo dell’Istria.
La popolazione di croati, sloveni, e italiani che erano stati oppressi per un Ventennio, privati d’ogni diritto, torturati, trucidati,
perseguitati, deportati e confinati, sentì vicina la Liberazione dalla lunga tirannide nazi-fascista.
Fu reclamata la punizione dei fascisti e l’allontanamento dal potere. Partirono, come è lecito immaginare, rivolte, assalti,
catture.
Fascisti, gerarchi, ricchi proprietari ed esponenti del regime vennero catturati dai "comitati di liberazione" e consegnati ai
"tribunali del popolo". Processati e condannati a morte nella maggior parte dei casi.
Gli italiani furono la maggioranza delle vittime, perché in stragrande maggioranza erano stati loro i podestà, i segretari del
Fascio, i detentori del potere politico ed economico, i grandi proprietari terrieri ed altri collaboratori del regime.
Dalle foibe sono stati estratti circa 200 corpi, cifra stravolta e strumentalizzata dalla destra neofascista e revisionista… Luigi
Papo, ex ufficiale della Milizia fascista al servizio dei tedeschi in Istria, il più fecondo "storico" delle foibe di estrema destra, è
arrivato a scrivere che gli "eccidi" portarono alla "eliminazione del 5 per cento degli Italiani"!
Falsificazioni, mistificazioni e revisionismi celano quella verità storica scomoda agli autoritarismi. Perché? Perché dietro allo
stravolgimento della realtà, si nasconde un tentativo di giustificazione delle violenze, del collaborazionismo con i nazisti, e
dei crimini di guerra commessi dai fascisti in Istria.
E’ necessario quindi ricordare un altro fatto storico della vicenda istriana dell’autunno 1943, anche per rispondere a coloro i
quali affermano che il "genocidio degli italiani in Istria è rimasto impunito".
Alla breve parentesi dell’insurrezione popolare e della sanguinosa violenza che l’accompagnò, fece seguito l’ancor più
feroce violenza degli occupatori tedeschi e dei collaborazionisti fascisti. Dal 2 al 10 ottobre 1943, guidati dai fascisti locali, i
tedeschi fecero terra bruciata appiccando il fuoco alle case, dilagando in Istria con ingenti forze militari, invadendo decine di
paesi.
Fucilando.
Impiccando.
Deportando.
L’Istria conta oltre 17.000 morti tra vittime della repressione nazifascista, morti nei lager e caduti nella Resistenza armata.
Riunitisi nel Partito Fascista Repubblicano, arruolatisi nella Guardia Nazionale Repubblicana, nella Milizia Difesa Territoriale
e, più tardi, nella Decima Mas, nonché nei reparti SS e nella Gestapo, i fascisti tornarono al loro vecchio mestiere di
manganellatori, torturatori, delatori, cacciatori di teste, in breve, di assassini, giustificando il tutto con il "diritto" di vendicare i
camerati infoibati e con il "dovere" di "difendere l’italianità dell’Istria, minacciata dalla barbarie slavo-comunista", come fu
scritto allora e come si continua a scrivere – mentendo e sapendo di mentire – ancora oggi.
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