BLOG DEL COLLETTIVO LAVORI IN CORSO

CONTRO OGNI GOVERNO DI PRIVATI E SFRUTTAMENTO, SFIDUCIAMOLI TUTTI!

by on Dic.09, 2010, under General

 Si allarga a macchia d’olio la protesta in queste settimane nelle città italiane, e studenti, lavoratori, disoccupati, migranti e precari scendono in piazza con una rabbia e una determinazione che da tempo non si vedeva: decine di blocchi stradali, cortei spontanei, occupazioni e proteste si sono susseguiti in tutte le città, al fianco delle proteste dei lavoratori che contemporaneamente con i migranti salivano su tetti e gru, scioperando contro licenziamenti, cassaintegrazione ed espulsioni. Tutto ciò non ci sembra altro che un chiarissimo segnale di come il panorama sociale e politico italiano stia attraversando una fase di profondo mutamento.

Considerato un contesto del genere, nelle nostre Università la protesta contro il decreto è diventata molto di più, e la coscienza dello stato di precarietà in cui ci troviamo come studenti ci ha legato fortemente a tutte quelle lotte di chi come noi, muove i suoi passi dalla necessità di liberarsi dalle catene imposte da questo sistema che ha come parole d’ordine la precarizzazione, lo sfruttamento e la privatizzazione.

D’altra parte, il conflitto che ha percorso e percorre il mondo dell’Università non diverge molto da quelli che popolano il panorama italiano in generale. I tagli finanziari agli Atenei pubblici, il blocco del turn-over, la formula “3+3” sull’impiego dei ricercatori, l’immissione forzata dei privati nei Consigli di Amministrazione sono azioni che rispondono tutte alla stessa logica: precarizzare chi quotidianamente lavora per la propria sussistenza, fare in modo che chi è povero rimanga non soltanto povero, ma anche ignorante.

E nel momento stesso in cui il dissenso ha iniziato a palesarsi – tramite blocchi, occupazioni, cortei e azioni di protesta – il potere ha messo in azione la sua longa manus armata, con l’ordine di reprimere, mettere a tacere, ristabilire l’ordine a ogni costo. Chi con questa mobilitazione ha iniziato o ha proseguito il suo cammino di autodeterminazione politica, si è subito reso conto come essere solidali nei confronti degli studenti caricati davanti l’ingresso de La Scala di Milano e arrestati al momento dell’ingresso nella Fondazione Roma significasse anche essere solidali con gli operai della Fiat, con i manovali sulla gru di Milano, con i migranti di Rosarno prima sfruttati e poi rinchiusi nei CIE, con i cittadini di Terzigno e della Val di Susa.

La barca è la stessa, per tutti quelli a cui il Capitale non ha garantito una scialuppa di salvataggio, ed è una barca che affonda ogni giorno di più.

Combattere la precarietà dell’esistente significa dunque per noi combattere al fianco di tutte quelle parti sociali che sono la vera e unica maggioranza del paese. Unire i percorsi di categorie abituate a pensarsi separate nel merito e nei metodi, abbattere le barriere e fare fronte comune significa anche individuare un avversario comune: e non è difficile rintracciarlo in questo sistema politico ed economico, che si manifesta quotidianamente tanto sotto forma di attacchi e tagli al sapere, quanto sotto le spoglie palesi della repressione poliziesca, del profitto a ogni costo, dell’ingerenza dei grandi interessi economici e sociali che da sempre tirano le fila di questo apparato.

E’ chiaro che la drammatica situazione attuale non nasca dalla crisi finanziaria globale del 2008, ma sia piuttosto il frutto marcio di un processo, che Governi di ogni segno politico hanno portato avanti per lungo tempo. E così i veri obiettivi di questo sistema si sono via via palesati a tutti, “crisi” dopo “crisi”: il dispiegamento massivo di tutta una serie di politiche che, in nome di “decreti d’urgenza”, “emergenze nazionali”, “stati d’eccezione” e strategie della tensione hanno imposto la presenza dello Stato come unico amministratore della vita di ognuno, atomizzando la società e imponendo l’ordine con la paura e la repressione.

Senza dubbio, questo processo ha goduto di una brusca e imponente accelerazione negli ultimi 15 anni del nostro paese; ma non si creda che la caduta del Governo Berlusconi rappresenti la soluzione del problema, o di una sua parte. Forse Berlusconi può aver incarnato un aspetto particolarmente grottesco e bieco del capitalismo globale, ma chi si fregia di essere la sua “opposizione” gli somiglia molto più di quanto potrebbe sembrare. Al di là degli slogan da campagna elettorale, non vi è nessuno nell’arco parlamentare che si sia opposto, anche quando ne aveva la possibilità, alle politiche di sfruttamento dei lavoratori, o per citare un altro esempio che ci riguarda da vicino, alla distruzione progressiva della pubblica istruzione (per non parlare di guerre, eco-sfruttamenti e azioni lesive della dignità dei migranti). Ora si tenta, in un momento di estrema crisi per l’attuale Premier e il suo entourage di palazzinari, mafiosi e fascisti, di “gattopardizzare” l’intero paese: che tutto cambi, dunque, affinché tutto resti uguale. La piazza del 14 dicembre prossimo è un appuntamento che, per moltissimi versi, risente pesantemente di queste logiche di spartizione e riorganizzazione del potere. Martedì prossimo, le strade di Roma si riempiranno di tutte quelle persone che vorrebbero mettere il punto all’esperienza di governo berlusconiano: ma questo non sarà l’unico spirito che popolerà quella manifestazione.

In piazza il 14, infatti, con i nostri contenuti e le nostre idee, ci saremo anche noi.

Non a chiedere che un Governo cada per fare posto a un altro, ma per rivendicare la possibilità di un’alternativa all’esistente, che non sia delegabile a strutture politiche verticistiche.

Martedì sarà in piazza chi pensa che questo sia il momento opportuno per fare “del privato il politico”, per reclamare un’autorità sulla propria vita, ribellandosi allo sfruttamento del Capitale e alla pace sociale armata, per riappropiarsi di ciò che troppo ciecamente viene delegato a partiti, banche e sindacati. Per autorganizzarsi, localmente e internazionalmente, proponendo una critica più radicale che non si fermi al singolo decreto, al singolo conflitto, al singolo politico burattino o burattinaio che sia. Sarà in piazza chi ha già iniziato a sentire il bisogno di autorganizzazione nella propria vita: e forse anche chi, come noi, avverte un bisogno sempre più impellente di coordinazione, di fare rete tra le realtà già esistenti, di prendere consapevolezza tanto degli obiettivi generali quanto di quelli delle singole realtà, mettendo sul piatto comune i frammenti di analisi e le esperienze di lotta di ognuno di noi.

Questa è una necessità che è emersa con sempre maggior frequenza all’interno delle assemblee tenutesi negli ultimi mesi: e l’appuntamento nazionale del 14 dicembre, con tutte le considerazioni del caso, può essere un’ottima occasione per proseguire tale discussione. Un primo momento di confronto certamente riguardo l’università, che consideriamo parte integrante del mondo che ha intorno, un mondo attraversato da differenti storie e differenti conflitti, che non sono mai così lontani da noi quanto vorrebbero farci credere.

Per questo motivo invitiamo tutte le compagne e tutti i compagni a raggiungerci nella Facoltà di Lettere e Filosofia occupata, già a partire da sabato, non soltanto per appoggio logistico in vista della manifestazione, ma anche per dare vita a un momento di incontro e confronto tra realtà diverse, per condividere le nostre esperienze, coordinare i nostri percorsi e riempire di contenuti la nostra presenza in piazza.

I primi a sognare qualcosa di diverso, nell’era della democrazia obbligatoria del capitale, urlarono al mondo che “non era che un inizio”. Era vero, ed è vero tuttora. Perché il futuro non è stato ancora scritto, e ogni giorno può essere un inizio – uno splendido inizio – per scrivere una nuova pagina del mondo che verrà.

Da Sabato 11 dicembre, Facoltà di Lettere e Filosofia, via Columbia 1

Tor Vergata-Roma.

Info e Contatti: clic@autistici.org – 06.72595203

 Studentesse e Studenti di Tor Vergata in occupazione;

Collettivo Lavori in Corso


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