TOR VERGATA NON SI ARRESTA!
by lavoriincorso on Mag.21, 2010, under Generale
MARTEDI 25 MAGGIO ORE 10.30
AULA T.12B FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA
ASSEMBLEA GENERALE DEI RICERCATORI, STUDENTI DOCENTI E LAVORATORI DELL’UNIVERSITA’
SUL DDL 133
Un corteo da Scienze al
Rettorato, assemblea e successiva occupazione dell’ufficio del
Rettore.
Così hanno risposto i
Ricercatori e gli studenti di Tor Vergata ai tentativi di
smantellamento e distruzione dell’ università pubblica messi in atto
dal governo.
Conti in rosso, bilanci
catastrofici, Corsi di Laurea che chiudono, inadeguatezza dei
programmi didattici; e ancora mense insufficienti, studentati
affittati ad utenti privati, laboratori praticamente inesistenti .
Questa è la drammatica situazione in cui si trova il nostro Ateneo,
definito virtuoso (ancora per poco) unicamente grazie ai tagli sugli
stipendi del personale.
La protesta che in questi
giorni sta crescendo sensibilmente in tutte le università del paese,
vede uniti ricercatori, studenti e tecnici che chiedono con fermezza
l’accesso ad un’ istruzione libera da interessi economici privati e
dallo sfruttamento del lavoro precario, pubblica ed accessibile a
tutti.
L’accentramento dei poteri
nelle mani del Consiglio d’Amministrazione previsto dalla riforma fa
sì che i capi d’azienda abbiano un enorme peso decisionale
all’interno del Consiglio stesso, favorendo così ulteriori guadagni
per le aziende (spesso di tipo bellico e farmaceutico), che
decideranno se sarà conveniente o no investire capitali sulle nostre
università.
Se così fosse ovviamente
stabiliranno su quali Facoltà, ricerche e progetti sarà opportuno
farlo
(rischio, anzi certezza,
CHIUSURA per tutto il resto).
La forbice della povertà
si apre progressivamente unitamente ad una cultura sempre più
destinata a pochi eletti, che limita l’accesso alle masse, delegando
ricerca e progresso a poche strutture private, negando così il
diritto allo studio.
Il processo di
disfacimento dell’università pubblica è composto da una lunga serie
di interventi legislativi che iniziano già nell ’89 con l’allora
Ministro dell’istruzione Ruberti, passando per il processo di Bologna
che dal ’99 si conclude solo oggi (conseguenza diretta in Italia è
la Riforma Zecchino). Gli obiettivi di tutte le misure adottate sono:
-La creazione di un
mercato europeo dei titoli;
-L’adozione di un sistema
universitario fallimentare basato su due cicli: il disastroso 3+2 che
ostacola materialmente la libertà d’insegnamento e di apprendimento,
orientandola verso l’acquisizione nozionistica delle materie di
studio;
-L’introduzione del
sistema dei crediti, che altro non sono che la somma di lavoro che va
dalla didattica frontale ad un’ipotesi di studio fino al reperimento
di un’acquisizione di conoscenze e pratiche in aziende; ruolo del
tutto funzionale ad una logica di sfruttamento lavorativo;
-L’introduzione del
dottorato di ricerca, derivante dalla cosiddetta strategia di Lisbona
che riconosce tre tipi di formazione (formale, non formale e
informale; la prima derivante da qualifiche riconosciute mentre le
altre due da esperienze svolte all’infuori dell’ambito scolastico ed
universitario). Lo scopo è scaricare i costi della formazione
professionale sull’università ottenendo contemporaneamente
l’abbassamento del costo di lavoro.
La riforma Gelmini è
l’ultimo colpo, quello mortale, inferto alla cultura ed alla
conoscenza, ancora in parte in discussione al Senato mette d’accordo
tutti i politicanti, ma non chi ne subirà e già ne subisce le
devastanti conseguenze.
E’ prevista per l’autunno
prossimo la scadenza ultima per l’approvazione definitiva della
riforma,
nel frattempo noi non
staremo a guardare.