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Nella tua città c’è un lager – Questa piccola grande ipocrisia

by on Set.21, 2009, under Generale

Nella tua città c'è un lager: chiudiamo i CIE, chiudiamo Ponte Galeria!

Nella tua città c’è un lager

I CIE (ex CPT) sono stati introdotti nel 1998 dal centro sinistra con la legge Turco-Napolitano, poi di volta in volta peggiorati dai governi di centro destra con la legge Bossi-Fini. L’attuale pacchetto sicurezza, avallato dallo stesso Napolitano dopo 11 anni, inasprisce ulteriormente le misure contro i migranti introducendo il reato di clandestinità, portando il termine di detenzione dentro i CIE da 2 a 6 mesi, complicando le procedure per ottenere il permesso di soggiorno ed impedendo qualsiasi operazione amministrativa se privi di documenti.
Queste sono solo alcune delle misure introdotte con il nuovo pacchetto sicurezza, ma ciò che accade dentro questi lager è molto più brutale, tanto che sono ormai in molti i migranti che dopo essere scappati dalla miseria o dalla tortura nei loro paesi chiedono di essere rimpatriati piuttosto che rimanere dentro i CIE.

Nei CIE non c’è solo cibo scadente o avariato, carenza di acqua, pessime condizioni igieniche, assenza di cure mediche.
I migranti sono continuamente umiliati e pestati dalla polizia armata di scudi e manganelli: sono tantissimi ormai i casi di autolesionismo, l’unico modo per non essere toccati dalla polizia e forse riuscire a farsi sentire.
Minacce e torture sono compiute anche dal personale degli enti gestori, quali la Croce Rossa, con la complicità o la copertura della polizia. Tanti sono i casi di violenze con sfondo sessuale del personale della Croce Rossa nei confronti delle donne recluse. Palpeggiamenti, masturbazioni davanti le celle, vane promesse di libertà in cambio di rapporti di sesso sono casi che stanno venendo fuori.

Nei CIE si muore, come recentemente successo proprio nel CIE di Ponte Galeria dove Salah Souidani è morto in circostanze mai chiarite nell’indifferenza degli operatori della Croce Rossa e Nabruka Mimuni si è impiccata nel giorno in cui doveva essere rimpatriata.
Ma tante altre sono le morti di cui non si sa niente, invisibili perchè le persone che muoiono durante il viaggio verso l’italia o dopo i respingimenti nei centri di detenzione in Libia non hanno documenti.
La brutalità che si compie nei CIE riguarda tutti noi.

Senza confini non ci sono clandestini:

CHIUDIAMO PONTE GALERIA

CHIUDIAMO TUTTI I CIE

 Quella piccola grande ipocrisia
 
Questa piccola grande
IPOCRISIA

 
Non ce ne voglia Claudio Baglioni, ma non c’era parafrasi migliore, per illustrare l’ennesimo disgustoso caso di ipocrisia che si manifesta nell’Università di Tor Vergata. Perché Tor Vergata, bisogna saperlo, è un’università dove può accadere di tutto: si inaugurano imbarazzanti croci per mettere in vetrina la “cristianità” dei suoi gestori, e contemporaneamente ci si dice disposti a “togliere acqua e luce ai rom accampati dietro Economia” (parole del vecchio Rettore). Si spendono milioni di euro per due lastre di bronzo in onore del Giubileo, e allo stesso tempo si mandano a casa lavoratrici e lavoratori precari senza troppi complimenti. E ancora, si organizzano incontri per i bambini del Kosovo martoriati dalla guerra, e ogni anno si ospitano le case produttrici di armamenti nel Forum di Ingegneria, allo scopo di reclutare nuove menti (precarie a vita) da far lavorare a missili ancora più letali.

E anche oggi, 21 settembre 2009, non si poteva tradire la vocazione all’ipocrisia della seconda Università romana. Così, alla tavola rotonda dal titolo "Gli uomini della storia accanto. Integrazione, Dialogo, Solidarietà e Diritti”, indovinate chi si è ben pensato di invitare?
Facciamo qualche nome. Il prefetto Mario Morcone, ad esempio, indagato insieme a Gianni Letta, Clemente Mastella e il cardinale Bertone per l’inchiesta sugli appalti della ristorazione nei CPT (ora CIE), per reati che andavano dall’abuso d’ufficio alla turbativa d’asta. Inchiesta in cui era implicato, pensate un po’, anche il gruppo La Cascina (presente, guarda caso, a Tor Vergata, come ditta di ristorazione del cantiere interno al Policlinico), vicino a Comunione e Liberazione.
Ma non è finita qui. Altro ospite d’onore, Isabella Rauti, a capo del Dipartimento per le Pari Opportunità. Probabilmente il suo nome (come il suo cognome) vi è già noto: figlia del neofascista Pino Rauti, indagato per la strage di Piazza Fontana e per altre oscure vicende legate agli ambienti della destra golpista ed eversiva, e moglie di Gianni Alemanno, anche lui neofascista, tristemente noto per essere il sindaco di Roma, il sindaco degli sgomberi degli spazi sociali, delle campagne anti-rom, e del delirio securitario. Ma non basta ancora. Siederanno intorno alla tavola rotonda, anche un rappresentante dell’ANCI (l’associazione dei Comuni italiani) e uno della Croce Rossa. Ci piacerebbe che che il primo venisse a parlare del reale volto del pacchetto sicurezza, o delle ronde, o dei provvedimenti anti-immigrati; e che il secondo, venisse a raccontarci delle sevizie operate dalla Croce Rossa Italiana nei CIE, o dal lavoro repressivo che essa svolge nelle tendopoli de L’Aquila a fianco di sbirri e militari. Ma non sarà così.

Oggi, e ci dispiace per Baglioni, per Amnesty International, e per chi magari andrà a sentire in buona fede questo incontro, saranno dette le solite menzogne, e nascoste le solite verità scomode. Per questo abbiamo deciso di essere onesti, almeno noi, e dirvi qualcosa in tutta franchezza. Voi, il vostro razzismo, le vostre leggi e le vostre prigioni, ci fate soltanto una cosa: schifo.


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