BLOG DEL COLLETTIVO LAVORI IN CORSO

RIPARTE IL CINEFORUM!

by on Gen.18, 2011, under General

un film di Dennis Gansel

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LIBERATI 36 BEAGLE DA HARLAN-INTERFAUNA IN SPAGN

by on Gen.13, 2011, under General

Riportiamo con grande gioia (a distanza di pochi giorni dalla pubblicazione della liberazione dei 5 cani beagle che subivano esperimenti alla Recordati, cliente di Green Hill)Liberazione beagle Harlan-Interfauna, in Spagna la notizia della liberazione di ben 36 cani beagle da un allevamento di Harlan-Interfauna situato in Spagna, realizzata la notte del primo gennaio 2011. L’azione è stata rivendicata da attivisti simpatizzanti di Igualdad Animal, associazione spagnola abolizionista molto attiva sia a livello nazionale che internazionale. Nel comunicato diffuso dagli attivisti c’è anche una menzione a Green Hill e a Marshall, a sottointendere quanto anche a livello internazionale sia talmente importante e sentita la battaglia che stiamo portando avanti in Italia. Auspicando che possano avvenire sempre più azioni del genere che portino al recupero di animali il cui destino sembra segnato, dobbiamo continuare a lottare perchè la vivisezione e qualsiasi forma di sfruttamento animale cessino totalmente, fino a quel giorno ameremo poter sapere di animali che vengono portati in salvo, con immagini e suoni simbolo anche di coloro che purtroppo non possono essere ancora salvati.

Notizia originale:
http://www.igualdadanimal.org/noticias/5844
Tantissime foto dell’azione:
http://www.flickr.com/photos/igualdadanimal/sets/72157625811032602

E’ probabile che nei prossimi giorni sia possibile visionare il video con sottotitoli in italiano, nel frattempo vi invitiamo a visionare quello originale in spagnolo.

Video su youtube:
http://www.youtube.com/watch?v=ZeNT3ZZXjfQ
Video su vimeo:
http://vimeo.com/18732435

Traduzione del comunicato:

“La notte del primo gennaio 2011 attivisti per i diritti animali hanno liberato 36 cani da un allevamento di animali destinati alla vivisezione di proprietà di Harlan-Interfauna, situato nelle vicinanze della città catalana di Saint Feliu de Codines (Spagna), dando loro la possibilità di una nuova vita in quest’anno nuovo.

Una volta all’interno abbiamo documentato la triste vita di questi animali e abbiamo iniziato a prepararci per il loro trasporto.  Costretti costantemente ad essere imprigionati in alcuni box senza la possibilità di correre, giocare, esplorare l’ambiente circostante e relazionarsi con i propri simili, parecchi di loro avevano piaghe – come dimostrato dalle immagini che abbiamo riportato – anche dal momento che erano costretti a dormire durante l’inverno a stretto contatto con il cemento freddo e ricoperto delle loro stesse feci ed urine.
Uno dei cani recuperati viveva in totale isolamento senza alcun tipo di contatto con gli altri animali. Liberazione beagle Harlan-Interfauna, in Spagna
E’ una vera e propria forma di tortura psicologica per animali come questi, che amano socializzare e vivere in compagnia.  Altri erano così ansiosi di un contatto e di stimoli, dopo essere stati in questi box per quasi 4 anni, che si dimenavano da dietro le sbarre cercando di attrarre il più possibile la nostra attenzione. Quando siamo entrati nei loro box, ci sono saltati addosso eccitati e in cerca di affetto. Pochi minuti dopo ci hanno seguito felicemente fuori da quel posto, probabilmente passeggiando liberi per la prima volta nella loro vita.

Per la loro salute fisica e mentale ognuno dei cani recuperati è stato visitato da veterinari. Alcuni hanno richiesto Liberazione beagle Harlan-Interfauna, in Spagna massima attenzione ed aiuto per superare la costante paura in cui vivevano. Tutti quanti hanno già trovato un posto sicuro dove stare, dove poter essere amati e protetti. Non sappiamo quando riusciranno ad avere di nuovo fiducia negli esseri umani, ma siamo sicuri che l’attenzione che riceveranno nelle nuove case potrà toccare di nuovo i loro cuori, in maniera tale che possano vivere felici e al sicuro per il resto della loro vita.

Dopo una vita dura all’interno delle strutture catalane di Harlan Interfauna – assolutamente non differenti da allevamenti come Green Hill in Italia e Marshall negli Stati Uniti – un destino tremendo sembrava attenderli: essere trasportati ai laboratori di vivisezione dove sarebbero stati sempre rinchiusi in gabbie dalle quali sarebbero usciti solo per subire esperimenti. Ognuno di loro era nato già con un futuro segnato: quello di diventare vittime di test di tossicologia, esperimenti di ricerca biomedica e veterinaria, esperimenti militari che sarebbero terminati con la loro morte.

Gli attivisti che hanno realizzato quest’azione sono tutti vegani, rifiutano lo specismo e qualsiasi forma di sfruttamento animale, inclusa la vivisezione come in questo caso, o il consumo di prodotti di origine animale, usati per l’intrattenimento o per gli indumenti. Pensiamo che l’unica importante caratteristica per rispettare veramente altri esseri viventi sia la capacità di non sostenere alcuna superiorità o appartenenza di specie, sesso o razza. Vogliamo arrivare ad una società priva di qualsiasi discriminazione, dove gli animali non umani non vengano trattati come esseri inferiori e usati per la ricerca, ma come individui degni di profondo rispetto.

Continueremo a recuperare animali e a denunciare questo sistema di sfruttamento fino a quando l’ultima gabbia sarà vuota e ogni forma di oppressione degli animali diventi un ricordo del passato.

Per concludere, vogliamo dedicare quest’azione a tutti gli attivisti che combattono la vivisezione e ricordare tutti gli animali che in questo momento si trovano negli allevamenti e nei laboratori.”

http://www.fermaregreenhill.net/wp/

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DEGUSTAZIONE E SACCHEGGIO…E IL RETTORE NON BRINDA PIÙ!

by on Dic.16, 2010, under General

Per l’Università non basta il lutto: PAGHERETE CARO, PAGHERETE TUTTO!

Nella tarda mattinata del 16 dicembre, il gioviale Renato Lauro, Rettore dell’Università di Tor Vergata (nonché medico personale di Balducci e della “cricca” dello scandalo legato alla ricostruzione de L’Aquila, per chi ha memoria…) ha deciso di riempire l’Auditorium della Facoltà di Lettere e Filosofia con la sua corte di baroni, “amici degli amici” e lacché vari, con l’intento di festeggiare, con tanto di champagne e buffet in grande stile, l’arrivo del Natale ormai alle porte.

Le studentesse e gli studenti di Tor Vergata però, nonostante la loro nota propensione alle libagioni (solitamente al grido di “più brindisi e meno bevute”), non sono riusciti a trovare in nessun modo una sola valida ragione per brindare. A cosa si sarebbero dovuti levare i calici, infatti?

Al passaggio in Senato del disegno di legge Gelmini?

Al blocco del turn-over e dei concorsi?

Ai tagli del fondo di finanziamento ordinario per le università pubbliche?

Ai favoritismi alle università cattoliche e private?

Alla trasformazione degli atenei in fondazioni?

Al proseguire del processo di precarizzazione dell’università e del mondo del lavoro?

Alla repressione nei confronti di chi manifesta il proprio dissenso contro tutto ciò?

No, seriamente. Proprio no.

Nonostante tutti i tentativi – effettuati, a onor del vero, anche utilizzando logiche non aristoteliche e tecniche di meditazione orientali – nessun iscritto al secondo Ateneo romano è riuscito infatti a trovare qualcosa da festeggiare. Inoltre, considerato come l’occupazione delle Facoltà di Lettere e di Scienze perduri ormai dal 29 novembre scorso, nell’indifferenza più bieca del Rettore (che anzi, ha anche trovato il tempo di rilasciare al minzoliniano TG1 un’intervista in cui si complimentava con la Gelmini per la sua riforma…), è apparso chiaro a tutti che questa festa non s’avesse da fare.

Piuttosto, sarebbe stato meglio officiare il funerale della Cultura. E così è stato deciso. Con tanto di tamburino, corona di fiori, donne vestite a lutto e bara, un centinaio di studenti provenienti da tutte le Facoltà (insieme ai loro meravigliosi “complici” del Centro Sperimentale di Cinematografia) hanno dunque sfilato in un corteo-processione per i corridoi e il piazzale di Lettere, raccogliendo molte altre anime sensibili all’assassinio della Cultura, ed entrando infine trionfalmente nell’Auditorium. Lì, tra gli sguardi attoniti del caravanserraglio rettorale (e i sorrisi a denti stretti di quei ricercatori, lavoratori e docenti che all’inutile brindisi avevano partecipato solo per magari carpire qualcosa di più riguardo il loro futuro sempre più incerto), hanno attraversato la sala e infine posato il nero feretro al centro del palco (si vocifera che alcuni noti appartenenti a Comunione e Liberazione, i quali non mancano mai ad appuntamenti di questo tipo per continuare ad avere i loro agganci mafiosi coi vertici universitari, abbiano addirittura estratto il cilicio per riflesso incondizionato, tanto il funerale emanava dolore). Ma proprio in quel momento è avvenuto l’incredibile. Sotto gli occhi sbarrati dei Presidi e del Rettore spaparanzati sulle poltrone, la Cultura è riemersa dalla tomba che proprio quei baroni con la loro indifferenza avevano scavato, e ha iniziato a ricordare il suo passato e a immaginare il suo futuro.

Citando Dante, Marx, Platone, Camus, De André e Plutarco, la Cultura ha raccontato a tutti i presenti i particolari più scabrosi del suo omicidio: e mentre qualcuno tra il pubblico ha cominciato a tremare di paura, qualcun altro proveniente dalla processione ha cominciato a tremare di rabbia, e a turno ha esposto le ragioni della protesta degli studenti, sottolineando le ambiguità dell’amministrazione nei confronti dell’attacco all’università e illustrando le losche manovre economiche e speculative portate avanti dal Rettore (come i campi da golf nel territorio dell’Ateneo, il Campus in accordo col palazzinaro fascista Alemanno, i tre milioni di euro spesi per mettere dei bronzi celebrativi della cristianità, e molto altro ancora) . Tra gli applausi di metà dei presenti (e la vergogna dell’altra metà) il corteo funebre ha dunque immediatamente recuperato il suo spirito combattivo, guadagnando l’uscita della sala e attaccando il buffet, che il Rettore aveva comunque ordinato con i soldi dell’Ateneo (e dunque, i soldi degli stessi studenti, quelli che guarda caso non ci sono mai quando c’è da salvare un corso di laurea, o il posto di lavoro di qualche precario…) Le lamentazioni di dolore si sono trasformate in cori, e spumanti, rustici, tramezzini e panettoni sono stati portati al centro del piazzale, dove subito molti altri studenti, insieme a lavoratori e docenti dell’Ateneo si sono aggiunti ai festeggiamenti. Perché grazie a quell’epifania, di colpo sono apparsi molti motivi per brindare.

Brindare, ad esempio, al Re-ttore nudo nel giorno della sua “festicciola”.

Brindare alla mobilitazione, che continua e continuerà fino al ritiro del disegno di legge.

Brindare anche alla sentenza del TAR che ha bloccato la costruzione dell’inceneritore di Albano, a pochi chilometri dall’Ateneo.

Così, il buffet rettorale pagato con i soldi degli studenti è stato ridistribuito a tutti, mentre intanto si volantinava, si discuteva, ci si abbracciava e si brindava tutti insieme. Testimonianze di una talpa all’interno dell’Auditorium sostengono che il Rettore, all’uscita del corteo dalla sala, abbia definito i manifestanti “pittoreschi”, perché avrebbero detto solo “il 40-80% di esattezze nel loro discorso”. L’unica reazione, oltre all’immediata creazione di un corso di recupero in Statistica a uso e consumo del Rettore, è stata una grande risata. La stessa risata che seppellirà la riforma Gelmini e gli interessi che le stanno dietro.

Cordiali Saluti

Le studentesse e gli studenti di Tor Vergata

P.S: visto che il Rettore non ha badato a spese, come mai fa quando si tratta di mangiare, è avanzato molto cibo dal buffet. Per questo siete tutti invitati in serata nella Facoltà di Lettere e Filosofia, per un aperitivo a sottoscrizione libera.

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COMUNICATO SULLA GIORNATA DEL 14

by on Dic.15, 2010, under General

Ieri Roma ha visto rovesciarsi nelle sue strade la rabbia di studenti e lavoratori, mentre al Parlamento il trionfo della corruzione di regime dava spettacolo al mondo intero.

Ciò che oggi tutti i giornali chiamano “violenza dei manifestanti in piazza” altro non è che il mascheramento della loro violenza, violenza di stato, che da una parte è continuo impoverimento di ogni individuo di questo paese e di questa società, dall’altra è repressione di chi ha deciso di dissentire.

Gli studenti e i lavoratori in questi mesi vedono scomparire qualsiasi speranza di poter essere considerati e ascoltati attraverso manifestazioni silenziose (decise in tutto e per tutto dal Ministero dell’Interno stesso, al fine di poter minimizzare i risultati o, quando fa più comodo, strumentalizzare la rabbia che le attraversa) e tramite ogni sorta di delega ai partiti (che rappresentano, come ieri abbiamo potuto vedere di nuovo, solo gli interessi dei politici e dei loro giri d’affari).

Tor Vergata ieri è scesa in piazza, 500 studenti tra Lettere e Scienze e Ingegneria hanno organizzato uno spezzone autonomo, mentre ricercatori, docenti e personale tecnico del nostro Ateneo erano lì con noi a gridare la rabbia per un futuro che sembra non essere più visibile all’orizzonte.

LAVORO-ISTRUZIONE-TERRITORIO, NESSUN PROFITTO SULLA NOSTRA PELLE, TOR VERGATA LOTTA!

Queste le frasi che aprivano il nostro spezzone, queste le ragioni della nostra determinazione.

Siamo stanchi di vedere le nostre vite sempre più precarie, siamo stanchi di dover combattere contro un sistema che ci affama, ci toglie libertà passo dopo passo, e ci reprime con la forza ad ogni nostro “no”.

Non regge più, a questo punto, l’alibi di coloro che speravano in un radicale ribaltamento della situazione politica italiana conseguente alla caduta del governo Berlusconi, o che in ambito universitario avevano riposto “fiducia nella sfiducia” affinché il DDL Gelmini venisse ritirato. La fiducia rinnovata (nonostante l’esplicito dissenso manifestato vigorosamente ieri in piazza) altro non è che l’ennessima sfacciata dimostrazione dell’ autoritarismo e del corporativismo dei “nostri” parlamentari, che hanno cavalcato la protesta quando hanno ritenuto di poterla usare per mettere pressione contro i loro colleghi, e che l’hanno poi approvata quando il futuro (del loro stipendio) sembrava avere più garanzie dal confronto sulla fiducia.

Con gente di questa pasta non abbiamo niente da spartire, come non abbiamo nessuna intenzione di affidare loro il destino delle nostre vite.

La conferma della fiducia non è stata “la fine” di nulla, tantomeno della mobilitazione studentesca per il ritiro del DDL Gelmini. Anzi, non è che un inizio: e la lotta continua.

 SOLIDARITA’ AI COMPAGNI FERMATI!

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ROKKUPA!

by on Dic.10, 2010, under General

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IL SUONO DELLE PERIFERIE NEL CENTRO DEL CONFLITTO!

by on Dic.10, 2010, under General

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CONTRO OGNI GOVERNO DI PRIVATI E SFRUTTAMENTO, SFIDUCIAMOLI TUTTI!

by on Dic.09, 2010, under General

 Si allarga a macchia d’olio la protesta in queste settimane nelle città italiane, e studenti, lavoratori, disoccupati, migranti e precari scendono in piazza con una rabbia e una determinazione che da tempo non si vedeva: decine di blocchi stradali, cortei spontanei, occupazioni e proteste si sono susseguiti in tutte le città, al fianco delle proteste dei lavoratori che contemporaneamente con i migranti salivano su tetti e gru, scioperando contro licenziamenti, cassaintegrazione ed espulsioni. Tutto ciò non ci sembra altro che un chiarissimo segnale di come il panorama sociale e politico italiano stia attraversando una fase di profondo mutamento.

Considerato un contesto del genere, nelle nostre Università la protesta contro il decreto è diventata molto di più, e la coscienza dello stato di precarietà in cui ci troviamo come studenti ci ha legato fortemente a tutte quelle lotte di chi come noi, muove i suoi passi dalla necessità di liberarsi dalle catene imposte da questo sistema che ha come parole d’ordine la precarizzazione, lo sfruttamento e la privatizzazione.

D’altra parte, il conflitto che ha percorso e percorre il mondo dell’Università non diverge molto da quelli che popolano il panorama italiano in generale. I tagli finanziari agli Atenei pubblici, il blocco del turn-over, la formula “3+3” sull’impiego dei ricercatori, l’immissione forzata dei privati nei Consigli di Amministrazione sono azioni che rispondono tutte alla stessa logica: precarizzare chi quotidianamente lavora per la propria sussistenza, fare in modo che chi è povero rimanga non soltanto povero, ma anche ignorante.

E nel momento stesso in cui il dissenso ha iniziato a palesarsi – tramite blocchi, occupazioni, cortei e azioni di protesta – il potere ha messo in azione la sua longa manus armata, con l’ordine di reprimere, mettere a tacere, ristabilire l’ordine a ogni costo. Chi con questa mobilitazione ha iniziato o ha proseguito il suo cammino di autodeterminazione politica, si è subito reso conto come essere solidali nei confronti degli studenti caricati davanti l’ingresso de La Scala di Milano e arrestati al momento dell’ingresso nella Fondazione Roma significasse anche essere solidali con gli operai della Fiat, con i manovali sulla gru di Milano, con i migranti di Rosarno prima sfruttati e poi rinchiusi nei CIE, con i cittadini di Terzigno e della Val di Susa.

La barca è la stessa, per tutti quelli a cui il Capitale non ha garantito una scialuppa di salvataggio, ed è una barca che affonda ogni giorno di più.

Combattere la precarietà dell’esistente significa dunque per noi combattere al fianco di tutte quelle parti sociali che sono la vera e unica maggioranza del paese. Unire i percorsi di categorie abituate a pensarsi separate nel merito e nei metodi, abbattere le barriere e fare fronte comune significa anche individuare un avversario comune: e non è difficile rintracciarlo in questo sistema politico ed economico, che si manifesta quotidianamente tanto sotto forma di attacchi e tagli al sapere, quanto sotto le spoglie palesi della repressione poliziesca, del profitto a ogni costo, dell’ingerenza dei grandi interessi economici e sociali che da sempre tirano le fila di questo apparato.

E’ chiaro che la drammatica situazione attuale non nasca dalla crisi finanziaria globale del 2008, ma sia piuttosto il frutto marcio di un processo, che Governi di ogni segno politico hanno portato avanti per lungo tempo. E così i veri obiettivi di questo sistema si sono via via palesati a tutti, “crisi” dopo “crisi”: il dispiegamento massivo di tutta una serie di politiche che, in nome di “decreti d’urgenza”, “emergenze nazionali”, “stati d’eccezione” e strategie della tensione hanno imposto la presenza dello Stato come unico amministratore della vita di ognuno, atomizzando la società e imponendo l’ordine con la paura e la repressione.

Senza dubbio, questo processo ha goduto di una brusca e imponente accelerazione negli ultimi 15 anni del nostro paese; ma non si creda che la caduta del Governo Berlusconi rappresenti la soluzione del problema, o di una sua parte. Forse Berlusconi può aver incarnato un aspetto particolarmente grottesco e bieco del capitalismo globale, ma chi si fregia di essere la sua “opposizione” gli somiglia molto più di quanto potrebbe sembrare. Al di là degli slogan da campagna elettorale, non vi è nessuno nell’arco parlamentare che si sia opposto, anche quando ne aveva la possibilità, alle politiche di sfruttamento dei lavoratori, o per citare un altro esempio che ci riguarda da vicino, alla distruzione progressiva della pubblica istruzione (per non parlare di guerre, eco-sfruttamenti e azioni lesive della dignità dei migranti). Ora si tenta, in un momento di estrema crisi per l’attuale Premier e il suo entourage di palazzinari, mafiosi e fascisti, di “gattopardizzare” l’intero paese: che tutto cambi, dunque, affinché tutto resti uguale. La piazza del 14 dicembre prossimo è un appuntamento che, per moltissimi versi, risente pesantemente di queste logiche di spartizione e riorganizzazione del potere. Martedì prossimo, le strade di Roma si riempiranno di tutte quelle persone che vorrebbero mettere il punto all’esperienza di governo berlusconiano: ma questo non sarà l’unico spirito che popolerà quella manifestazione.

In piazza il 14, infatti, con i nostri contenuti e le nostre idee, ci saremo anche noi.

Non a chiedere che un Governo cada per fare posto a un altro, ma per rivendicare la possibilità di un’alternativa all’esistente, che non sia delegabile a strutture politiche verticistiche.

Martedì sarà in piazza chi pensa che questo sia il momento opportuno per fare “del privato il politico”, per reclamare un’autorità sulla propria vita, ribellandosi allo sfruttamento del Capitale e alla pace sociale armata, per riappropiarsi di ciò che troppo ciecamente viene delegato a partiti, banche e sindacati. Per autorganizzarsi, localmente e internazionalmente, proponendo una critica più radicale che non si fermi al singolo decreto, al singolo conflitto, al singolo politico burattino o burattinaio che sia. Sarà in piazza chi ha già iniziato a sentire il bisogno di autorganizzazione nella propria vita: e forse anche chi, come noi, avverte un bisogno sempre più impellente di coordinazione, di fare rete tra le realtà già esistenti, di prendere consapevolezza tanto degli obiettivi generali quanto di quelli delle singole realtà, mettendo sul piatto comune i frammenti di analisi e le esperienze di lotta di ognuno di noi.

Questa è una necessità che è emersa con sempre maggior frequenza all’interno delle assemblee tenutesi negli ultimi mesi: e l’appuntamento nazionale del 14 dicembre, con tutte le considerazioni del caso, può essere un’ottima occasione per proseguire tale discussione. Un primo momento di confronto certamente riguardo l’università, che consideriamo parte integrante del mondo che ha intorno, un mondo attraversato da differenti storie e differenti conflitti, che non sono mai così lontani da noi quanto vorrebbero farci credere.

Per questo motivo invitiamo tutte le compagne e tutti i compagni a raggiungerci nella Facoltà di Lettere e Filosofia occupata, già a partire da sabato, non soltanto per appoggio logistico in vista della manifestazione, ma anche per dare vita a un momento di incontro e confronto tra realtà diverse, per condividere le nostre esperienze, coordinare i nostri percorsi e riempire di contenuti la nostra presenza in piazza.

I primi a sognare qualcosa di diverso, nell’era della democrazia obbligatoria del capitale, urlarono al mondo che “non era che un inizio”. Era vero, ed è vero tuttora. Perché il futuro non è stato ancora scritto, e ogni giorno può essere un inizio – uno splendido inizio – per scrivere una nuova pagina del mondo che verrà.

Da Sabato 11 dicembre, Facoltà di Lettere e Filosofia, via Columbia 1

Tor Vergata-Roma.

Info e Contatti: clic@autistici.org – 06.72595203

 Studentesse e Studenti di Tor Vergata in occupazione;

Collettivo Lavori in Corso

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COMUNICATO 7 DICEMBRE

by on Dic.07, 2010, under General


Continuano i blocchi stradali e le proteste anche degli studenti di Tor vergata che ormai da una settimana proseguono le occupazioni simultanee di Lettere e Scienze.

Oggi diversi gruppi di studenti hanno invaso le strade dei quartieri limitrofi bloccando il traffico in tutta la zona sud-est di Roma.

La determinazione rimane tanta, come è tanta la voglia di gridare al paese la rabbia di studenti, ricercatori e lavoratori precari che, con l’eventuale approvazione della Riforma, vedranno svanire qualsiasi speranza di coniugare lavoro, studio e ricerca con una dimensione pubblica e garantita.

Le conseguenze dei tagli sul nostro Ateneo si fanno sentire già dall’inizio dell’anno accademico.

Continui tentativi di soppressione dei corsi e di drastica riduzione dell’offerta formativa e dei laboratori già insignificanti.

Le amministrazioni si nascondono dietro la mancanza di fondi e dietro al falso principio di meritocrazia, quando il reale tentativo è quello di allargare sempre più il divario tra ricchi e poveri, tra operai e dottori.

A tutto questo abbiamo da tempo deciso di opporci, siamo stanchi di essere i martiri delle loro leggi siamo stanchi di questo stato che non fa altro che sfruttare, alienare, usurpare e criminalizzare le classi più deboli per arricchire di denaro e di potere le classi dirigenti.

Come abbiamo deciso di opporci alle politiche repressive più bieche nei confronti di chi manifesta questo dissenso, che è il nostro e anche quello dei dodici fermi di questa mattina, nel corso dell’azione di protesta davanti alla Fondazione Roma.

Vogliamo la libertà per i dodici fermati di oggi, vogliamo un’Università Pubblica, aperta, e fuori dai loschi giri di affari di Governi, politici e Atenei-imprese, vogliamo decidere del nostro futuro: VOGLIAMO IL NOSTRO FUTURO!

Studenti e studentesse in protesta Tor Vergata

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Dalle facoltà occupate di Tor Vergata

by on Dic.03, 2010, under General

Fascisti e servi di partito: spazio solo sui media, nessuno spazio all’Università

Continuano da 4 giorni e 4 notti le occupazioni delle facoltà di Lettere e Filosofia e Scienze a Tor Vergata dove sono state costruite le mobilitazioni contro la legge Gelmini .

Ci teniamo a ribadire che questa mobilitazione è apartitica e politica allo stesso tempo. Le nostre rivendicazioni di studenti (lavoratori e non) si scontrano infatti con gli scellerati progetti di legge suggeriti da Confindustria e applicati dai partiti di maggioranza con l’avvenuta approvazione alla Camera lo scorso 30 novembre.

Politica per noi vuol dire semplicemente riappropriarsi del diritto di decidere su questioni che ci riguardano direttamente,  e non farsi “belli” con tanto di nome, cognome e sigla di appartenenza come abbiamo letto sui vari quotidiani da parte dei fascisti di Blocco Studentesco e di altri servi dei partiti di “centro-sinistra” intenti a spartirsi ogni anno i 60.000 euro di finanziamenti delle iniziative culturali d’ateneo.

E’ per questo che leggere i titoli e le interviste di chi si è “mobilitato” un paio d’ore, dopo che la protesta dura dal 2008 con 50 giorni e 50 notti di occupazione portate avanti all’epoca, serve solo a costruire un consenso dell’opinione pubblica verso sigle e personaggi che nulla hanno a che vedere con l’ avversione reale verso questa riforma, e che mirano solo a darsi una ripulita.

Questi camerati,  sono ben noti agli studenti e alle studentesse di Tor Vergata ( nonché a quelli delle altre università e scuole ) essendo stati gli artefici dell’aggressione a  piazza Navona durante la manifestazione nazionale contro il ddl Gelmini del 2008. La loro pratica politica viene nuovamente riconfermata durante il 15-16 marzo, proprio qui da noi nella facoltà di Giurisprudenza, con il “massacro” di una decina tra studenti e lavoratori, nonostante le numerose denunce per aggressione e tentato omicidio. In quel frangente finirono all’ospedale con fratture e traumi cranici sei studenti e studentesse, due agenti della SIPRO e un dipendente dell’ateneo che stava tentando di salvare un’altra ragazza dai ripetuti calci dei fascisti. Troviamo che il tentativo dei media di costruire un immaginario di studenti di destra e di sinistra insieme nel nostro ateneo sia un palese occultamento della realtà dei fatti. Ribadiamo che gli stessi fascisti, Sinistra in Movimento (PD), Federazione dei Giovani Socialisti (PSI), Studenti Cattolici ( la piovra che gestisce l’intero ateneo) sono totalmente estranei alle occupazioni ed alle lotte studentesche in corso a Scienze, Lettere e Filosofia.

Le sponde politiche che queste associazioni stanno dando ai fascisti di Blocco Studentesco le pone sul loro stesso livello di interessi reali: molta pubblicità, visti i buoni contatti politico-mediatici, poca sostanza. Siamo certi che chiunque dia copertura mediatica al niente di questi soggetti (sapendo bene chi sono), oscurando la VERA lotta degli studenti che si stanno impegnando per riappropriarsi dei diritti che gli sono stati sottratti, rispondano solo ed esclusivamente a logiche di potere e mercato, non libera informazione come sarebbe loro compito.

Riteniamo doveroso mostrare chi sono tali personaggi, con alcune sue foto che andrebbero sempre accompagnate ai loro starnazzamenti mediatici. Oltre, ovviamente, a quelle del riuscitissimo corteo studentesco del 2 dicembre (durante il quale agli studenti universitari si sono uniti quelli degli istituti superiori, Pertini e Amaldi, a sottolineare l’unità della lotta che coinvolge tutto il mondo dell’istruzione) dove non si è visto nessuno dei soggetti sopra-elencati, come era naturale che fosse.

2008-Noah Mancini a Piazza Navona

2008- Blocco Studentesco a Piazza Navona

Facoltà di Ingegneria di Tor vergata

Responsabile del Blocco Studentesco ai Castelli Romani

1 dicembre-Noah Mancini e Francesco Polacchi,

occupazione Rettorato Tor Vergata

Articolo su Francesco Polacchi

FOTO DEL CORTEO SPONTANEO DEGLI STUDENTI E

DELLE  STUDENTESSE  DI TOR VERGATA E DEI LICEI AMALDI E PERTINI

http://www.dazebaonews.it/dazebao-news/societa/item/887-tor-vergata-studenti-occupanti-non-centriamo-niente-con-blocco-studentesco-e-partiti-politici

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2 DICEMBRE : CORTEO A TOR VERGATA

by on Dic.02, 2010, under General

Questa mattina Studenti e Studentesse di Tor Vergata si sono ritrovati alle ore 9
nella Facoltà di Scienze dove è partito un corteo spontaneo che ha bloccato per ore
la città.
I manifestanti dopo aver sfilato internamente per i corridoi della Facoltà sono scesi
in strada diretti verso il Rettorato, “armati” di soli libri di testo, per manifestare il loro
dissenso nei confronti di un governo che, sordo ad ogni segnale di protesta, ha
deciso di approvare alla Camera il disegno di legge Gelmini, criminalizzando ed
etichettando come “fuori corso” e “facinorosi” coloro che sono scesi in piazza nei
giorni scorsi.
Il corteo ha poi proseguito il suo percorso arrivando a toccare la stazione della
metro di Anagnina, dove si è unito ai cortei degli istituti superiori Pertini e Amaldi.
A quel punto, è stato bloccato il traffico su via Tuscolana, volantinando e discutendo
con passanti e automobilisti (che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno
mostrato il loro supporto e la loro solidarietà nei confronti dei manifestanti), prima di
riavviarsi verso la Facoltà di Scienze, per raggiungere infine quella di Lettere e
Filosofia, dove si sta attualmente svolgendo un’assemblea per riepilogare la
giornata e coordinarsi in vista delle future scadenze.
Durante tutto il corteo hanno regnato slogan come “Noi la crisi non la paghiamo!”,
“Università e scuola pubblica”, “Se ci bloccano il Futuro noi blocchiamo la Città”.
Questo sta a dimostrare che gli studenti sono stufi e non sono più disposti a stare
zitti davanti a chi per troppo tempo li ha ignorati.
Ormai da quattro giorni manteniamo le occupazioni di Lettere e Filosofie e Scienze
e si sono unite alla protesta tutte le scuole della zona facendo assemblee che
illustrano il ddl e propongono didattica alternativa.
Studenti e Studentesse di Tor Vergata

Le foto
http://camulogeno.altervista.org/Manifestazione_TorVergata.zip

http://www.dazebaonews.it/dazebao-news/societa/item/882-ateneo-di-tor-vergata-proseguono-le-mobilitazioni-studentesche-le-foto

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